Un interprete traduce storie di profughi in un ufficio statale svizzero. È lui il filo invisibile che lega le molte trame del romanzo: l’asettico verbale, i ricordi di una famosa cantante, la cronaca di una coppia in crisi, la corrispondenza tra padre e figlio, le letture erudite appuntate sulla pagina in costruzione.
Romanzo straordinariamente complesso, Capelvenere è come un lavoro al telaio, dove i fili colorati ora sono visibili ora s’immergono nel tessuto per riapparire qualche pagina più in là. Infinite vicende si incasellano l’una nell’altra, l’identità stessa dei personaggi è instabile perché immersa in una trama più ampia, collettiva. La vita coincide con il racconto, ed è il linguaggio la sede della realtà. A poter vincere la morte non c'è che la parola.
Mikhail Shishkin
Nato a Mosca nel 1961, è
considerato uno dei maggiori autori russi contemporanei. Con i suoi romanzi,
tradotti in molti paesi, ha ottenuto non solo il favore della critica
e del pubblico, ma anche numerosi premi, fra cui il National Bestseller Prize
per Capelvenere (Voland, 2006), il Booker Prize russo per La presa di Izmail (Voland, 2007) e il
Grinzane Cavour-Mosca 2007.
Mikhail Shishkin, l'Unità, 12/12/2007
Scrivere e vivere nell’era di Putin

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