Milano, anni ’70. Flavia, giovane donna della buona borghesia, conduce una vita apparentemente invidiabile: un marito prevedibile e noioso, una madre accanita giocatrice, le cene in società, l’analisi più volte a settimana, l’amante. Nonostante tutto, o forse proprio per questo, prova un’alienante difficoltà a vivere, e decide che il modo migliore di rapportarsi agli altri è quello di usare le frasi fatte dei manuali per l’apprendimento delle lingue straniere.
Ironico e un po’ surreale, il romanzo traccia il ritratto di una difficoltà esistenziale forse senza scampo.
DISPONIBILE SOLO PRESSO L'EDITORE