Dov’è capitato il professor Budai? Impossibile dirlo. Perché mentre dorme, convinto di essere in volo verso Helsinki, l’aereo atterra misteriosamente in una megalopoli sconosciuta e non identificabile nonostante ogni suo sforzo. Qui gli abitanti parlano e scrivono in maniera inintelligibile. Budai è un linguista di fama mondiale, padroneggia perfettamente una trentina di
lingue, ma non riesce a capire una sola parola. Insegne, giornali, comportamenti e gesti diventano ostili perché indecifrabili. Robinson Crusoe dei nostri giorni, Budai è solo in un luogo che vive di un ritmo contrario e dovrà lottare contro l’emarginazione, la povertà, l'assurdo. Il suo destino adesso è quello di un immigrato incolto e povero. E soltanto nella rivolta che scoppia inattesa troverà finalmente un suo posto tra la folla. Ma, come nell’Ungheria del ’56, ogni ribellione è impossibile.
Epèpè è la più feroce metafora del divenire estraneo di un
mondo apparentemente familiare.
Ferenc Karinthy
(Budapest 1921-1992) ha scritto
romanzi, racconti, poesie, pièces teatrali. È stato giornalista e
traduttore dal tedesco e dall’inglese, nonché campione di water-polo. Epèpè,
il suo romanzo più famoso, è stato pubblicato a puntate per la prima
volta in Ungheria nel 1970 sulle pagine di un giornale filo-governativo
per sfuggire alla censura. I Karinthy sono sempre stati un’istituzione
culturale in Ungheria. Il padre di Ferenc, Frigyes, fu scrittore di
successo, ironico, irriverente e amatissimo. Il fratello maggiore,
Gabor, poeta.