A partire dal 1959 giunsero clandestinamente in Occidente alcuni testi d’impianto fantastico-grottesco firmati da Abram Terc. Quando venne appurato che dietro il misterioso Terc si nascondeva l’intellettuale moscovita Andrej Sinjavskij, le autorità politiche diedero avvio a un processo, celebrato nel 1966, che ebbe enorme risonanza dentro e fuori il paese, alla fine del quale Sinjavskij fu condannato a sette anni di gulag per attività antisovietica. Sei racconti, di cui uno finora inedito in Italia, dal potente effetto straniante, che ruotano intorno ai temi della colpa, della marginalità della creazione artistica, dello scontro con il sistema e della solitudine.
Andrej Donatovič Sinjavskij
(Mosca 1925-Parigi 1997) all’inizio degli anni ’60
si affermò come uno degli intellettuali più acuti
della sua generazione, dedicandosi in segreto
anche alla scrittura di testi corrosivi e aspramente critici. Scontata la pena per aver pubblicato in Occidente
le proprie opere, dal 1974 si stabilì a Parigi dove divenne
il simbolo della dissidenza al regime sovietico, insegnò
letteratura russa alla Sorbona e pubblicò la rivista “Sintaksis”.
Alessandro Gnocchi, Il Giornale, 09/09/2023
Sinjavskij, il dissidente che fece impazzire la polizia del pensiero

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